Ristorante

Tentai di trattenere gli ansimi mordendogli la spalla. Mi stava facendo male; non mi aveva mai vista come una donna, fino ad allora, pensava fossi delicata come una bambina. Quel tradimento gli aveva fatto cambiare considerazione, ora ero un'amante, ora ero una donna, ora ero da sbattere con violenza. E masochisticamente mi piaceva.
Alzai la testa e con la voce rotta dall'eccitazione gli chiesi
Quante volte... cosa?

Mi infastì il fatto che definisse nate un "lurido verme" perchè se lo era lui, lo ero anche io... e Cristiano e anche Summer. Eravamo tutti sulla stessa barca per i nostri comportamenti. Dapprima avrei voluto dirgli che non aveva importanza, ma mi sembrava sbagliato, perchè avrebbe pensato che volevo tenerlo nascosto, così fuori sincera
Due... è successo due volte...
Mi aggrappai ancora di più a lui, premendo il mio corpo conto il suo

Dio mi stava facendo impazzira talmente tanto che quel momento l'avrei paragonato più ad un omicidio che al fare l'amore
C..rriiii
lo imporai, volevo rispondere ma non ce la feci, ero completamente ed incondizionatamente schiava del suo tocco. Mi stava martoriando, lasciava il segno su ogni centimetro del mio corpo che toccava, stringeva, mordeva
Mi stai... facendo m..... al..e...

Volevo dirgli che violento andava bene, ma così mi stava uccidendo, mi stava violentando... meglio però stare zitta. Misi una mano dietro la sua nuda e spinsi il suo volto tra i miei seni, con l'altra rimasi aggrappata a lui

E' proprio vero che chi è causa del suo mal pianga se stesso: si staccò da me con la stessa brutalità con cui mi aveva sbattuto a quella porta. Mentre mi parlava mi risistemai il vestito come a ricoprire quel briciolo di dignità che mi era rimasta. Non ero io quella persona, non mi riconoscevo più. E mentre mi risistemavo il vestito a capo chino, ascoltavo le sue parole ferirmi il cuore come lame affilatissime, fare carne da macello di quello che ero. Aveva ragione, purtroppo. Involontariamente gli occhi mi si riempirono di lacrime nonostante lo sforzo di non farle uscire, tirai più volte su con il naso e mi morsi così nervosamente le labbra da farle sanguinare.
No.
gli urlai contro, sbattendolo contro il muro per la rabbia
Non è questo quello che voglio...
e gli diedi le spalle; non volevo godesse di quelle lacrime ancora una volta, per l'ennesima volta.

Non ascoltai neanche mezza parola di quella che mi dissi, nella mia testa ripetevo soltanto "vattene, vattene, vattene...." e così fece. Per fortuna o purtroppo?! solo il tempo avrebbe potuto rispondermi. Di una cosa ero certa: non finiva qui. Mi sciacquai la faccia e mi incipriai il naso, dandomi il solito aspetto impeccabile, poi uscii anche io per andare solo ed unicamente a casa.

CONTINUA IN CASA DEBUSSY

vidi la porta chiudersi,mi ero stancata di tutto quello,uscii da ristorante e tornai a casa...

continua in camera summer Roberts