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| La guardavo, quello sguardo impassibile che stava cercando di dipingersi sul volto. Io cercavo di rimanere calmo, le emozioni stavano per avere il sopravvento, ede ero sicuro che non ce l'avrei fatta ancora. Avrei voluto essere cieco in quel momento, per non doverla guardare, e avrei voluto essere morto per non provare quello che stavo provando. Camminai fino ad avvicinarla al muro, poggiai una mano sulla parete fredda e ammuffita, mentre l'altra ricadeva, morta, lungo il mio fianco. Le nostre erano vicine, troppo. Potevo sentire i nostri respiri caldi scontrarsi. non lo penso... ma non so che mi sia preso... la perdita di noi due mi sta facendo delirare... e mi dispiace di essere stato così cretino... ma standoti così vicino io... le presi una mano e me la poggia sul petto, in modo che sentisse il battere accellerato del mio cuore. Non capivo che mi prendeva. Ma non riuscivo ad essere duro. lascio che sia tu a scegliere... sai quello che provo, e nonostante Summer, le parole, e tutto il resto, sai che entrambi cerchiamo di richiamare l'attenzione dell'altro, come un grido d'aiuto... Se Nate ti rende felice... se ti da quello che cerchi... se ti batte il cuore come ti batteva con me... allora va, va da lui e per favore, non guardarti indietro; ma se non è così... resta qui... con me... e troveremo una soluzione... la guardai, tristemente, tanto il mio sguardo era perso. Con lei avevo imparato a capire e distinguere le mie emozioni, calssificarle, darle un nome. Volevo convincermi che "il ti amo" per Summer uscisse dal cuore, ma per farlo avrei dovuto dirglielo in quei 4 anni. Ormai era tutto cambiato, in quel poco tempo lei, Gwen, mi aveva cambiato, e l'unico ti amo sincero, ormai riuscivo a dirlo solo a lei. vado a pranzo... ci vediamo alle 4
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