| Buon giorno a tutte! Come annunciato eccomi qui con una nuova fan fiction. Prima di oggi non avevo mai scritto nulla perchè ero convinta che il nostro adorato telefilm sviluppasse appieno tutte le possibili trame,realizzando i desideri delle fans. Io sono una fan accanita dei Chair e non ho mai sentito il bisogno di scriverci sopra perchè comunque le cose che vedevo in tv mi piacevano. Dagli ultimi due episodi non posso dire più lo stesso. Non fraintendetemi:sono state puntate bellissimo ma adesso vuoi per la rottura fra C e B,vuoi per la pausa di due settimane,mi ritrovo con qualche idea da sviluppare. Siamo un pò a un punto di cesura,un bivio nella relazione fra Chuck e Blair: quale momento migliore per provare ad azzardare qualche ipotesi di sviluppo? Ovviamente so già che l'idea che muove qst mia ff non verrà mai concretizzata sullo schermo (molte di voi,quando si renderanno conto di cosa parlo penseranno " e x fortuna") però la ff serve anche a questo,a fantasticare un pò... In ogni caso scrivere queste pagine è stato e sarà x me come colmare dei vuoit,quei momenti della trama lasciati opachi...quando da un episodio all'altro dicono che sono passate due settimane o un mese. Fine del mio lunghissimo preambolo. Spero che la storia vi piaccia. Posto il primo capitolo: BUONA LETTURA
Capitolo Uno
A Mezzogiorno i corridoi della New York Union erano brulicanti di studenti. A quell’ora si faceva la pausa pranzo e quindi i ragazzi si affrettavano a spostarsi a mensa o in qualche bar del circondario,per evitare la confusione e consumare il pasto staccando la mente dallo stress dello studio. Blair non amava moto quella parte della giornata,come tutti quei momenti che presupponevano una forma di aggregazione. Pur avendo trovato delle “ tirapiedi” che le facessero da “ dame di compagnia” al bar o in biblioteca,la ragazza si sentiva terribilmente sola. Forse il senso di abbandono era ulteriormente accentuato proprio in quei momenti,quando sedute al bar a consumare un’insalata o un tramezzino non si trovavano argomenti in comuni. Blair e le altre uscirono dall’aula e si immersero nella folla,dirette verso l’uscita. - Cos’è tutta questa marmaglia?- chiese lei con disappunto. Una delle ragazze,piccoletta,scura e vestita in maniera perfettamente conforme al dress code imposto da Blair, si mise sulle punte per vedere meglio e poter dunque riferire. -Pare che siano fermi alla bacheca…- Blair sbuffò e liquidò la questione con un gesto della mano: - Già….staranno programmando l’ennesima festa dove imbottirsi di birra e stramazzare per terra fra pattume vario e mozziconi di spinelli…che schifo!- disse disgustata. - Hai perfettamente ragione B.,un verso schifo- fece eco un’altra delle ancelle. Due alle spalle della “regina” si scambiarono una smorfia di scherno all’indirizzo di lei. In realtà non la sopportavano e lei in fondo lo sapeva benissimo,ma le facevano comodo per non fare la sfigura della sfigata in quei momenti in cui si presupponeva si dovesse stare in compagnia. Le tre ragazze si diressero verso il bar all’angolo,l’unico che Blair tollerasse nel circondario. Era un venerdì di Aprile e il sole picchiava forte,Blair inforcò gli occhiali da sole in stile Jackie O. e partì a camminare ,seguita dalle “amiche fidate”. La ragazza sospirò. Guardava la gente attorno a sé,i ragazzi che ridevano,tutti così semplici e tranquilli. Lei si sentiva tremendamente a disagio in quel contesto,lei che snobbava tutto quel vivere essenziale,la NYU e chiunque avesse potuto incontrare lì dentro. Aveva provato a imporsi e non era servito a nulla. Ripensò al primo giorno ma se ne pentì subito perché provò un colpo al cuore al ricordo. In quell’occasione Chuck era venuto sotto casa a salutarla. Lui ci aveva visto giusto su come sarebbero andare le cose. Ma non le importava più nulla della sua vita sociale all’università a quel punto,al meno non in quel fetido angolo di Brooklyn. Di strada verso il bar incrociarono Dan e Vanessa,abbracciati,la coppia felice. - Ciao- la salutò il ragazzo,incrociando il suo sguardo. Vanessa le fece un cenno. Blair fece un sorrisetto dei suoi,di quelli in cui curvava morbidamente le labbra alzando le fossette. Sembrava cortese ma era palesemente ipocrita. Non appena li ebbe superati alzò gli occhi al cielo e fece una smorfia. Fortunatamente era venerdì,quindi sarebbe potuta tornare a casa per il week end. In quei giorni sua madre e Cyrus erano in città,quindi l’attico era più caldo e meno vuoto. Blair si stava godendo i suoi. Non si era confidata con sua madre ma era confortante sapere che comunque ci fosse,anche solo per farsi abbracciare e piangere sulla sua spalle. Erano trascorse due settimane dal matrimonio di Dorota,dalla “ fine” fra Blair e Chuck. Nei primi due giorni non si era capacitata della situazione. Si era sentita chiusa come in una bolla,forse perché c’era ancora molta confusione a casa,anche a seguito dei festeggiamenti. Dorota era partita in viaggio di nozze con Vanya. C’era il rischio che il bambino nascesse a Bucarest. Dopo il primo momento di straniamento,quando le luci si erano spente e la vecchia vita fra college e Ues nel week end era ripresa,Blair aveva iniziato a sentire il dolore. Il rubinetto si era come aperto. Aveva realizzato la perdita di Chuck. La prima volta era stato due lunedì prima,quando,tornando al dormitorio,era passata in limousine sotto l’Empire. In quel momento aveva provato una fitta al cuore. Come tutte quelle avute nei momenti in cui la città o la sua mente stessa le davano spunti per ricordare. “ Perché tu credi in me”. Le aveva detto in quel lontano giorno di autunno Chuck,quando le aveva mostrato il suo nuovo investimento. Ricordava ancora il suo sorriso fiducioso,la bottiglia di champagne nascosta dietro l’albero. “ Andiamo a battezzare la mia eredità”. Si era ricordata di come quel luogo fosse diventato la loro casa,con le loro foto in soggiorno. Una foto in particolare che ritraeva entrambi,accanto a una cornice con l’effige di Bart. La famiglia di Chuck. “Ti amo e sarò sempre la tua famiglia”. Quella storia stava diventando un terremoto emotivo. Blair di giorno conduceva la solita esistenza,studiando molto e evitando gli eventi mondani per quanto poteva. Voleva evitare di incontrare Chuck. Per quanto ne sapeva dai flash di Gossip Girl,neppure lui si vedeva tanto in giro ma sicuramente aveva ripreso la sua carriera da donnaiolo e bevitore incallito. Ci aveva pensato la nostra Blair al fatto che qualche donna poteva essere entrata in casa “loro” e aver fatto sesso con lui nel “loro “ letto. Era difficile tutto. Era difficile e Blair piangeva ogni notte. A volte anche di giorno. Perché pensava a lui,sentiva fitte di gelosia,soffriva al ricordo di tutta quella situazione schifosa che si era creata con Jack,pensava a Chuck che l’aveva “venduta” e a sé stessa che aveva accettato, pensava al fondo che avevano toccato insieme,a quelle ultime struggenti ore alla festa. Rivedeva Chuck sparire con la stangona bionda. Non lo vedeva da quella sera. A volte poi,i ricordi si facevano ancora più pesanti. Perché si metteva a pensare a un passato ancora più lontano,ai tempi del liceo,alla lontana notte del Victrola che aveva cambiato tutto. Blair si era ritrovata più volta a stare malissimo nel ripercorrere il loro amore dagli esordi,perché si rendeva conto che quello che avevano vissuto era talmente forte da non potersi sopportare,soprattutto nella perdita. Il suo cuore non ce la faceva. Blair pensava al tempo che scorreva,a come erano cambiati entrambi negli anni. E lì si giungeva al motivo cruciale della rottura,il cambiamento,gli obbiettivi,l’importanza di crescere e di affermarsi come persona,il perseguire un certo modo di essere. Blair sapeva di essere il prodotto di quei due anni,che la storia con Chuck l’aveva molto cambiata. Si era più volte chiesta come sarebbe potuto essere se lei e Nate non si fossero mai lasciati,se non fosse successo quella sera o se comunque lei avesse deciso di stare a casa,di non andare dal suo “amico” Chuck. Ma in quella lontana sera di Novembre lei aveva deciso di salire sulla limousine che Chuck aveva mandato per Nate e di andare alla festa, e quella decisone più o meno casuale aveva cambiato tutto. - Blair…cosa prendi?- le chiese una delle ragazze. Si era distratta. Non si era neppure resa conto di essere giunta al bar o meglio,aveva eseguito tutto meccanicamente,senza né collegare né pensare al senso delle proprie azioni. Le succedeva spesso di quei tempi. - Oh,sì…mi ero distratta…cosa avete oggi di preciso?- chiese al cameriere. Quello sbuffò:- L’ho già detto due volte alle tue amiche- Blair lo fulminò. In primis aveva sbuffato,in secondo luogo era stato scortese e infine non le aveva dato del lei. La ragazza accarezzò l’idea di adirarsi e di sfogare la frustrazione sul povero malcapitato. Per un attimo pensò che avrebbe potuto chiedere di parlare con il titolare,di piantare una grana assurda,di farlo riprendere,ma poi decise di lasciare stare. Non aveva l’energia neppure per quello. Stava perdendo smalto,non c’erano dubbi. - Abbiamo Caesar salad,club sandwich,toast al prosciutto,hamburger e patatine fritte oppure lasagne alla bolognese- elencò pigro:- vuoi anche il menu dei dolci?- - No- cinguettò lei dopo aver scoccato un sorrisetto feroce,poi aggiunse fra i denti:- un menu che neppure da Pastice insomma- - Quindi?- Blair arricciò il naso. Le faceva schifo ogni singola portata. - Portami un caffè con latte scremato e zucchero di canna a parte- sentenziò. Quello la guardò dubbioso. - Allora?- fece con un tono lievemente isterico. Il cameriere sobbalzò:- Ok,ok…caffè con latte scremato amaro e…- - …zucchero di canna…- aggiunse Blair con finta condiscendenza. Sbuffò ancora e si girò dall’altra parte e canticchiò:- Incompetenza,incompetenza…- Il ragazzo finì di raccogliere le comande e si spostò agli altri tavoli. - Voi cosa avete preso?- chiese alle altre anche se onestamente non gliene sbatteva più di tanto. - Come te…in tutto quattro caffè amari- Blair sorrise e fece segno di assenso con il capo,si passò pigramente una mano sul collo e soggiunse:- Ovviamente-
Era pomeriggio inoltrato quando la limousine nera accostò a pochi passi dal palazzo di Blair. La ragazza ficcò il cellulare nella sua Dior bianca e attese che le aprissero la portiera,mise il piedino calzato Loubotin sul marciapiede e si tirò fuori dall’autombile. Blair inspirò l’aria densa e umida di quella fresca sera primaverile e sospirò: era a casa. La ragazza si incamminò verso l’interno,fece un cenno al portiere e si diresse verso l’ascensore. I tacchi che facevano rumore nell’atrio. La prima differenza che coglieva tornando a casa era il non dovere fare nulla. alla NYU era diverso,soprattutto in questo periodo di vacanza di Dorota. Era costretta a prendersi cura,seppur minimamente,del proprio guardaroba, si ritrovava a fare la fila per il caffè. Un paio di volte si era anche rifatta il letto,esperienza che l’aveva segnata. Qui le aprivano anche lo sportello della macchina e ,non di rado,c’era persino uno stuart che pigiava i bottoni dell’ascensore in sua vece. Adesso che era a casa si sentiva un po’ meglio. Certo,quel venerdì sera non sarebbe uscita ma il giorno dopo avrebbe visto Serena e avrebbero parlato. In quel periodo Serena era stata un po’ assente a causa di tutto il casino che era successo con suo padre e delle conseguenti incomprensioni con Nate. In realtà i due ragazzi erano un po’ freddi. Blair scosse la testa: erano tempi duri per il breakfast club non giudicante! -Mamma…Cyrus…- chiamò Blair a gran voce,non appena fu in soggiorno. Nessuno rispose. Blair lo sentiva quando c’era qualcuno a casa,si era proprio allentata in questo,come un cane da fiuto. Era sicura di essere sola ma chiamò ancora. Nessuna risposta. La ragazza sospirò. Dovevano essere fuori. Appoggiò lo borsa sulla consolle dell’ingresso,si tolse il soprabito e lo buttò malamente su una poltroncina poco lontana,dopodiché si diresse verso l’ampio finestrone. La città era bellissima e piena di luci. Era venerdì sera e la gente stava fuori a vivere mentre lei si trovava da sola confinata in casa. Sentì come un groviglio allo stomaco e istintivamente guardò verso la zona di Manatthan dove sorgeva l’Empire. Chissà cosa stava facendo lui? Ci penso su. Forse doveva iniziare a convincersi di non volerlo sapere. Quella situazione,fra gli innumerevoli lati negativi,aveva avuto anche l’effetto di ricordarle quanto fosse sola. Blair non aveva amici e non se ne era resa conto prima di quel momento. Al liceo era stato facile: lei era la Regina,si faceva comunque gruppo,c’erano feste e un vero club di tirapiedi di tutto rispetto. E comunque bisognava dire che negli ultimi mesi lei,a causa dei pensieri per Chuck e per la mancata ammissione a Yale,si era molto isolata. Dopo il liceo Blair non aveva avuto modo di rendersi conto di non avere più nessuno. Si era buttata nella storia con Chuck e c’era stato sempre e solo lui. Adesso l’unica persona su cui contare era Serena che,fra l’altro,aveva Nate e un groviglio di problemi familiari da risolvere. La mora si compatì da sola. Era davvero penoso non avere nessun altro da chiamare. Certo,in quel periodo non le dispiaceva evitare i luoghi di possibile incontro con Chuck,ma nel contempo le sarebbe piaciuto mettersi in ghingheri,uscire e andare a bere qualcosa in un bar,come ai vecchi tempi dell’adolescenza. Blair sorrise tristemente ripensando a quei quindici anni,ai problemi apparentemente insormontabili ma in realtà futili,se paragonati a quel presente. Ripensò a quando lei e Serena se ne andavano a bere in giro accompagnando il tutto con qualche sigaretta e sentendosi molto trasgressive. Ironia della sorte,adesso che poteva andare dove voleva,Blair non aveva nessuno con cui andare. Stava rimandando il problema,ma era evidente che si sarebbe dovuta dare una mossa per uscire e riprendere a frequentare il mondo civile. Nel frattempo decise di prepararsi un drink da bere in salotto,seduta sul divano e a luci spente. Ci fu l’ennesimo amaro sorriso a seguito di un ricordo. I drink che le preparava Chuck con il suo tocco da maestro. Quanti ne avevano potuti bere durante l’inverno appena passato! Blair scappava dalla Union all’Empire appena poteva arrivando alle otto e mezza di sera. A volte trovava Chuck,altre arrivava lui un po’ dopo. Il ragazzo la baciava,si toglieva giacca e cravatta,allentava i bottini della camicia e si metteva a preparare i cocktails,chiedendole e raccontandole della giornata. Blair sapeva fare bene solo il Martini Cocktails quindi si preparò quello e lo andò a consumare in salotto come deciso. Boccheggiò dopo il primo sorso. Le era venuto forte. Continuò a bere nella stanza buia,in quel salotto di un attico deserto. Le sole luci era costituite da quelle provenienti dall’esterno. Gli unici rumori erano quelli del traffico e dei pochi gesti della ragazza. Blair sorrise ancora. Questa volta con tenerezza. In quel momento,bevendo da sola,si sentiva molto Chuck.
|