| Ragazze mi dispiace creare questo disagio ma ho notato che la storia non funzionava bene così la ho riscritta. HO CAMBIATO ALCUNE COSE PERCIò SAREBBE MEGLIO RILEGGERE IL PRIMO CAPITOLO.MI SCUSO ANCORA. è stata riuscritta in prima persona dal punto di vista di Serena e più avanti anche dal punto di vista di Nate. Spero vi piaccia.^^ Scusate ancora.
N°1
"Assaporavo il forte odore di Chanel N°5 che la commessa mi aveva spruzzato nella parte interna del polso. Annusavo tutto di quel posto,l'odore di cuoio delle bellissime scarpe di manifattura italiana,l'odore di vera pelle che proveniva dallo scaffale delle borse,la visione di favolosi abiti che frusciavano al solo tocco. Ero in paradiso?No certo che no;ero da Chanel."
DRIN!!!!!!DRIN!!!!!!!!DRIN!!!!
Un suono acuto e insistente mi trapanò la testa. Staccai con violenza il ricevitore dall'apparecchio e lo incastrai tra spalla e orecchio ma non dissi nulla. "Signorina Van Der Woodsen sono le 8,mi aveva chiesto di svegliarla...." Aprii di colpo gli occhi e seppure a malincuore scostai la trapunta di cashmere dal mio corpo perdendo in poco tempo tutto il calore assimilato. Mi diressi a grande velocità verso la cabina armadio,gettando alla rinfusa tutto ciò che trovavo dentro ad una valigia rossa così piccola che per chiuderla dovetti sedermici sopra. Ritornai nella camera e gettai il pesante bagaglio sul letto,senza neppure badare all'ospite che giaceva sotto le coperte e che poco prima mi teneva stretta per la vita. "Serena ma che stai facendo?" la sua voce contraddistinta da uno strano accento francese interruppe il mio girare vorticosamente nella stanza. "Sto facendo le valigie,non si vede!" Avrei potuto essere più gentile,ma mi dava noia dare spiegazioni su cose così ovvie. Il ragazzo ricadde sul letto e si ricoprì così velocemente con le lenzuola che non riuscii a guardarlo in faccia. Ma non avevo tempo da dedicare a uno di cui neppure conoscevo il nome,ero in ritardo e questa volta non potevo assolutamente perdere il volo. _Ma dove sono finiti_ ero china sul pavimento intenta a passare la mano sulla moquette alla ricerca dei miei orecchini Bulgari scomparsi dal comodino _devono essermi caduti quando ho risposto al telefono_ pensai,e infatti era così. L’incessante lampeggiare dei numeri rossi sulla sveglia posta sul comodino mi infondeva una grande ansia,indossai un paio di jeans scoloriti e una maglietta che avevo dimenticato di infilare in valigia e con grande prontezza afferrai il trolley pronta ad uscire. _”Mi richiamerai?” _ il ragazzo si era risollevato dal letto e stava per appoggiare i piedi a terra,indossava una t-shirt bianca e un paio di boxer azzurri,i capelli scuri quasi neri e pareva non avere più di venticinque anni. Un “Contaci” troppo esuberante per essere vero uscì dalla mia bocca poco prima di lasciare la stanza. Sarebbe stato troppo complicato spiegargli che non lo avrei richiamato e che neppure mi ricordavo il suo nome,così decisi di mentire spudoratamente visto che non poteva fare più male della verità. Sono uno spirito libero continuai a ripetermi cercando di giustificare con me stessa il modo in cui avevo trattato quel ragazzo. Osservavo i numeri dei piani scorrere sul tabellone che si illuminava sopra la pesante porta di ferro dell'ascensore. Improvvisamente sentii il cellulare vibrare nella tasca interna della borsa:era Chuck. “Ti prego di non perdere l’aereo un’altra volta,Blair non lo sopporterebbe…e io non sopporterei Blair.” Non riuscii a trattenere una risata all’idea di una Blair che gira per casa torturando il povero marito ormai rassegnato di poter passare un giorno senza le sue lamentele,era fatta così purtroppo,continuava a lagnarsi finché non otteneva ciò che voleva. Un po’li invidiavo,non avevo mai creduto al “vivranno sempre felici e contenti” e dubitavo persino dell’esistenza di un principe azzurro,una principessa rinchiusa nel castello incantato e di un drago malvagio,sapevo che il mondo era fatto di persone concrete e che questi personaggi incantati era meglio lasciarli alle favole della Disney. Ma questi pensieri svanivano ed ero costretta a ricredersi ogni volta che andavo a trovarli in estate nella loro casa sulla spiaggia in Italia;forse a farmi dubitare delle mie convinzioni era l’odore dei fiori estivi che si mischiava alla salsedine,o l’infrangersi della luce del sole sulle dolci onde o la vista di Chuck e Blair che tenendosi per mano passeggiavano sulla spiaggia,fatto sta che ogni estate il mio animo si riempiva di speranza e di aspettative per un futuro migliore. Loro per me non erano solo degli amici,erano la mia famiglia.Mi sono stati vicini quando tutti mi abbandonavano:prima una grave malattia portò via mia madre,poi mio padre_quello naturale intendo_ scappò lontano portandosi via gran parte dei soldi della mia famiglia e alla fine pure Rufus si trasferì fuori da Manhattan per ricongiungersi con la ex moglie. Tutto era cambiato nella mia vita ma non la presenza fissa di Chuck, Blair e Nate....N A T E ...... Arrivai all'aeroporto appena in tempo per prendere il volo che mi avrebbe portato di nuovo in America. Subito un brivido mi assalì e il volto di Nate comparve come pensiero fisso nella mia mente. Scrollai la testa per levarmi di dosso il pensiero di lui,che aveva conosciuto il lato più buio di me e lo aveva amato come mai nessun altro. Inghiottii due forti sonniferi e mi addormentai acciambellata sulla poltroncina di pelle dell'aereo. ______________________________________Flashback******
"Non posso farlo"mi costò così tanto dire quelle tre parole. "Mi dispiace ma non posso" continuavo a scusarmi credendo che fosse sufficiente,ma non lo era. Serrò le labbra che prima erano aperte in un bellissimo sorriso,quel sorriso che sapeva sciogliere il mio cuore. Ora lo vedevo,il dolore stagliarsi dietro ai suoi occhi azzurri prima così profondi e ora quasi sbarrati. Potevo sentire il suo cuore puro cadere e spaccarsi in mille pezzi. Riuscivo a toccare con mano il dolore che gli aveva provocato il mio rifiuto come se una lama incandescente gli avesse attraversato il petto. Era lì ancora in ginocchio,se prima le sue mani tremavano per l'emozione nel tenere quella scatoletta di velluto scuro,ora erano ferme immobili. Lui era fermo immobile,ma non aveva il coraggio di guardarmi negli occhi. E io lo capivo,capivo per quale motivo il suo sguardo era intento a guardare a terra il costoso tappeto persiano. Ma non potevo fare più nulla,non potevo tornare indietro. Avrebbe sofferto si,questo era ovvio,ma poi si sarebbe ripreso e avrebbe potuto continuare felicemente la sua vita. Non potevo permettermi di rovinare pure la sua vita,ero un disasto. Anzi sono un disastro. Lui mi ha amato come pochi,ma era ora di lasciarlo libero. Lo feci per lui,ma lo feci anche per me:se lui un giorno di fosse accorto che non sono altro che una grande montatura e che in realtà sono solo una grande rovina per la sua vita mi avrebbe abbandonato. Ed io non ero sicura di poter resistere ad un altro abbandono,così feci la cosa in cui ero più brava. Scappai. Scappai il più lontano possibile. E anche se so che nessuno mi capirà io ho fatto tutto questo per lui. Per Nate Archibald. Mio solo e unico grande amore.
L'aereo atterrò. Blair era lì che mi aspettava;i lunghi capelli castani le cadevano sparsi sulle spalle coperte da una giacchetta rosa e nera di Chanel mentre teneva stretta con vigore la sua borsa scura_ ogni volta che entrava in un luogo in cui c' era la plebe ,come era solita chiamare lei la gente comune, si afferrava ferocemente la borsetta come un giocatore di rugby afferra la palla prima di schiantarsi contro il nemico._ Mi erano così mancati i suoi abbracci che appena cercò di lasciare la presa imitai il suo patrigno e le dissi "Non è abbastanza". E lei scoppiò in una grande risata,che mi riempì di nuovo il cuore. "Ti prego S usciamo da qui,questo posto è disgustoso" cinguettò e arricciò il naso come solo la mia più grande amica sapeva fare. La macchina ci aspettava fuori. Destinazione Hampton.
Edited by *ErIc@* - 5/8/2010, 17:33
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