CASA DEBUSSY
Il padrone di casa, o meglio l'ex padrone di casa, mi lasciò che chiavi e i contratti firmati e si congratulò con me per l'acquisto della casa, non mancando di rimproverarmi il fatto che gli avessi fatto fretta per averla con un giorno in anticipo e in tarda serata. Mi scusai e ci salutammo. Misi la chiave nella serratura, la girai ed aprii la porta. Mossi un passo all'interno; si respirava ancora la vernice fresca delle pareti e l'odore di nuovo dei miei mobili. Richiusi la porta e respirai a pieni polmoni socchiudendo anche gli occhi per qualche istante.
Ahhh casa dolce casa pensai... quanto tempo che non lo dicevo!
E poi ero contenta di esser andata via da quella festa, stava veramente succedendo di tutto e tutti avremmo pagato le conseguenze di quel gesto inappropriato e spropositato di Chuck.
La casa non era enorme come quella di Blair, ma non mi potevo di certo lamentare, più che altro era un loft, finemente arredato in stile minimal con grandi vetrate e tanto spazio aperto che dava un magnifico senso di libertà; ad accogliermi c’era un grande salone che faceva da entrata con due grandi divani bianchi posti l’uno di fronte all’altro e divisi al centro due tavolini, delle grandi vetrate con la vista di tutta manhattan da lasciare il fiato in sospeso e al muro un camino.
Sulla destra vi era un corridoio che portava alla cucina. La stanza non era molto grande ma piuttosto accogliente, i mobili erano laccati in bianco e davano un grande senso di tranquillità. Al lato spuntavano delle scalette che portavano sul piano rialzato della sala pranzo; una stanza non molto grande con al centro il tavolo per mangiare e qualche credenza. Alla parete una porta con un bagno di servizio.
Dall’entrata si diramava, inoltre, un’altra scala a cioccia per arrivare al piano di sopra.
Qui vi era un anticamera spaziosa in parquet con un tavola da biliardo e un pianoforte a coda. Rispettivamente le nostre due passioni. La vetrata di questa dava su piccolo terrazzino al quale si poteva accedere anche dalla sala pranzo.
Superata l’anticamera vi erano tre porte: a sinistra quella con la camera degli ospiti pittosto essenziale con bagnetto annesso
Nella porta a destra c’era la nostra camera da letto; è vero, cozzava con l'intero arredamento della casa, ma faceva troppa gola!!! Tutto bianco, con il camino... da principessa!!! Sarebbe stato il mio rifugio e poi mi ero presa la briga di far rimpicciolire la stanza per metterci una cabina armadio… quindi era proprio il mio regno! Purtroppo per lui mi ero innamorata di quel letto e non riuscii a trattenermi dallo scegliere quello… se non fosse stato di suo gradimento, beh,c’era sempre la stanza degli ospiti!
Ma la vera chicca doveva ancora venire: cosa c’era nella porta centrale? … il bagno!
Per scegliere quel bagno mi misi d’impegno: lo spazio non era molto ed io volevo ricreare una situazione simile al nostro primo incontro, quindi unna piscina. Avevo girato non so quanti negozi ma alla fine riuscii a trovare la vasca che volevo… o almeno si avvicinava alla mia idea!
Ma quanto era bella?!
Tornai all’entrata dove poggiate ad un parete c'erano ancora delle gigantografie di miei foto d'autore, risalenti ai tempi in cui mi divertivo a fare la modella a Parigi, e una tela così pensai bene di appenderle al muro.
Nel salotto, all'entrata, decisi di mettere un mio primo piano
Mi piaceva quella foto, sembravo una bambina. Accanto ne misi una di Cristiano.
La prima volta che avevo dormito da lui avevo rovistato tra la sua roba in un cassetto e avevo trovato due foto. Questa mi piaceva da morire, aveva un'aria così docile, quel broncio metteva quasi il buon umore.
Ne posizionai un'altra mia in bianco e nero nel corridoio che dal salone portava alla cucina
In braccio avevo la mia adorata Greta, una cagnolina deliziosa che ero stata costretta a lasciare in Francia e che forse era la cosa che più mi mancava di casa.
Le altre foto le sparsi per l’anticamera:
Accanto ne appesi una mia piuttosto buffa: faceva parte di un servizio fotografico in cui mi avevano travestito da coniglietta ed io non ne ero affatto entusiasta; e quello era uno scatto rubato della mia espressione imbronciata!
E rimanevano da da sistemare altre due foto e una tela che avevo fatto fare per lui misi anche queste nell’anticamera; infondo era la stanza più grande e spaziosa.
Con quell'espressione veniva voglia di baciare la foto.
Poi ne sistemai una mia di cui speravo fosse stato geloso, tanto da non portare mai nessuno, oltre me, in camera da letto
Era un nudo artistico di cui andavo orgogliosa. Ed ero sicura sarebbe piaciuto anche a lui.
E poi... voilà! Il ritratto che avevo fatto fare per lui da un amico pittore lo in bella vista nella parete accanto al biliardo
E lo guardai compiaciuta. Sopra la testata del letto volevo che ce ne fosse una di noi due assieme.
Adesso non mi rimaneva altro da fare che accomodarmi sul divano e aspettare che arrivasse...
Edited by Riel - 15/5/2010, 17:48